Formigoni è in preda al panico, dice cose senza senso, dà del corvo a questo, dello sciacallo a quell’altro. Dice che la Regione Lombardia non c’entra nulla con il caso Ponzoni (e Brambilla e Perri, che non cita forse per pudore), che è tutta una strumentalizzazione contro di lui (che avrebbe voluto tanto fare il premier). Un caso ‘personale’, non una questione ‘politica’. Figuriamoci ‘morale’.
Facciamo il punto, allora, dei casi ‘personali’, oltre al caso Penati, l’unico citato da Formigoni, per il quale è corruzione solo quella contestata agli altri.
Il caso Prosperini.
Il caso bonifiche, con il caso della moglie del suo assessore Abelli.
Il caso dei consiglieri lombardi citati nelle conversazioni dei boss, nell’ambito dell’inchiesta Infinito.
Il caso firme false (con telefonate personalissime a proposito di mozzarelle in arrivo, per dire).
Il caso Minetti.
Il caso Nicoli Cristiani.
Il caso Daccò-San Raffaele.
Il caso Ponzoni.
In effetti la Regione non c’entra: sono i casi personali che si ostinano a gravitare intorno al Pirellone. Un complotto, che li porta ad avvicinarsi all’incolpevole presidente per rovinargli la carriera. Che lo accerchiano, per indebolirlo. Che si presentano come amici, ma lui non li conosce. Un caso personale, ha ragione Formigoni: assessori e consiglieri e imprenditori e faccendieri che lo hanno preso di mira. E si insinuano nelle stanze della Regione. Probabilmente a sua insaputa.
P.S.: nel caso Ponzoni, per altro, l’aggettivo personale fa riflettere: perché Ponzoni, per anni, è stato molto vicino a Formigoni. Era considerato un suo fedelissimo, un suo protetto. Ma era certamente un caso, appunto, che si conoscessero. Un caso personale.
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