A volte per commentare il dibattito al nostro interno ci vorrebbe il gorilla del Crodino con la sua risata fragorosa.
Oggi su Repubblica c’è un pezzo in cui D’Alema dice che c’è un difetto di par condicio per Cuperlo.
C’è Renzi e ci sono gli anti-Renzi, con gli schieramenti tradizionali (Castagnetti con Renzi, Finocchiaro con Cuperlo: non saranno troppe le sorprese?!) ma io credo che si sottovaluti che c’è un fronte pro-Pd. Che il Congresso lo avrebbe fatto già. Che lo avrebbe fatto con le regole che ci sono. Che avrebbe evitato certi pasticci al governo e a tutti noi. Che avrebbe fatto partecipare iscritti ed elettori alle decisioni.
Perché la par condicio che serve è con loro, che vorrebbero contare come noi. Che vorrebbero sapere e vorrebbero decidere.
Questo è il punto: tutto il resto è noia, rumore di ferraglia e richiamo della foresta. Foresta già parecchio disboscata da tutto questo, esattamente da tutto questo.
C’è un Pd senza sponsor ingombranti, senza troppa tv (ma nemmeno troppo poca), che attraversa le feste e vorrebbe un cambiamento radicale e culturale. Che guarda con interesse a quello che stanno facendo Rodotà e la sinistra costituzionale, che vorrebbe riportare Prodi a iscriversi, con la tessera numero uno. Che non ha alcuno dei 101 con sé.
Che ha un’idea di Pd grande (in cui ci starebbe anche Sel, con le sue ragioni), e libera e aperta. Che non boccerebbe tutto quello che arriva dal M5s, come stiamo facendo, ma aprirebbe una stagione di confronto anche duro con chi ci contesta, perché di motivi – oggettivamente – ne ha più d’uno. Che riprenderebbe a parlare di cultura politica, che non rifiuta tutto per partito preso (quello che sta facendo Carrozza, per esempio, è di grande interesse, nonostante il giudizio sulle larghe intese), che articolerebbe un progetto che vada al di là della convenienza.
E che vorrebbe la par condicio, sì, anche quando si parla di legge elettorale o di riforma fiscale. Che parlerebbe di uguaglianza senza cercare eufemismi, che non farebbe giri di parole sui diritti civili, che non avrebbe paura di insistere con le cose in cui crede (già). E non cambia posizione, perché vince (?) uno o l’altro, ma perché ha un motivo per tenere quella posizione. E andare avanti.
È così difficile da capire?
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