La legge elettorale con cui andremo a eleggere, tra due mesi, i membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia è stata oggetto, negli ultimi mesi, di alcune critiche che meriterebbero molta considerazione, a differenza di quanto sta accadendo.

Oltre a quella (annosa e mai risolta) relativa alla definizione delle circoscrizioni – da rivedere e ridimensionare – sono emerse, in effetti, due delicate questioni: quella della soglia di sbarramento (di cui, anche riprendendo le sollecitazioni di Barbara Spinelli, avevo parlato alcuni mesi fa) e quella della rappresentanza di genere.

La soglia di sbarramento per le europee, in Italia, è stata introdotta soltanto nel 2009, alla vigilia della scadenza elettorale, per motivi del tutto contingenti, non legati al funzionamento del Parlamento europeo, ma all’assetto (nazionale) dei partiti che in quel momento si intendeva consolidare.

Ciò ha portato all’esclusione dalla rappresentanza di partiti votati da oltre un milione di elettori (mentre fino alle elezioni precedenti un partito aveva ottenuto rappresentanza anche con circa duecentomila voti). E quindi, in realtà, all’esclusione di questi ultimi. Nel frattempo, dobbiamo ricordare che il Tribunale costituzionale tedesco ha dichiarato l’incostituzionalità della soglia di sbarramento, prima, del 5% (con una sentenza del 2011) e, poi, anche del 3% (con una sentenza di poche settimane fa), sulla base dell’argomentazione per cui le soglie di sbarramento mirano essenzialmente a diminuire la frammentazione politica, ciò, quando il Parlamento deve esprimere la fiducia al Governo, essendo utile per garantire a quest’ultimo una maggiore stabilità. Ma ciò non accade nell’Unione europea, dove è certamente preferibile, anzi necessario, assicurare una migliore rappresentanza.

La posizione è in larga misura condivisa da chi, come me, si preoccupa notoriamente di garantire che il voto dei cittadini pesi davvero, come ho sostenuto qui sotto: ho proposto da tempo un forte abbassamento della soglia prevista, fissandola al 2% (misura che ritenevo necessaria giusto ad evitare una eccessiva polverizzazione del quadro politico). Tuttavia, di questo non abbiamo mai discusso alla Camera, né lo hanno fatto al Senato, dove pure, in questi giorni, erano all’esame modifiche della legge elettorale italiana (perché purtroppo ogni paese ha la sua legge) per il Parlamento europeo e dove, peraltro, erano stati presentati emendamenti in tal senso (più precisamente: per l’eliminazione di qualunque soglia o per la sua riduzione).

Quando il testo giungerà alla Camera tornerò a proporre quindi l’abbassamento al 2%.

La modifica approvata l'altroieri dai senatori ha invece avuto ad oggetto soltanto la rappresentanza di genere, questione su cui, dopo il pessimo spettacolo offerto dalla Camera durante le votazioni sul turpe Italicum, si è aggiunta, quindi, quella (in realtà di minore chiusura) del Senato relativamente alla legge per il rinnovo del Parlamento europeo.

Torna, insomma, prepotente la questione maschile. E così, a fronte della richiesta di introdurre misure che assicurassero una reale pari opportunità tra donne e uomini (misure necessarie, soltanto guardando i dati, che chiudono qualunque teorica discussione sul merito a prescindere dal genere, essendo soltanto 16 le donne su 72 parlamentari spettanti all’Italia), si è previsto che – per le prossime elezioni – se il cittadino intende esprimere tutte e tre le preferenze previste almeno una debba essere di sesso diverso, pena l’annullamento della terza preferenza.

Si tratta, come evidente, di un intervento molto modesto: nessuna garanzia circa la parità (ma neppure una percentuale minima) di presenza nelle liste, nessuna garanzia di alternanza nei capolista e nelle stesse liste, mancanza di annullamento della seconda preferenza nell’ipotesi in cui non sia di sesso diverso dalla prima.

Tutte queste garanzie, infatti, scatteranno soltanto per le elezioni del 2019 (salvo modifiche, ovviamente). Dopo tanta ebbrezza per la velocità da parte di tutta la maggioranza (anzi, di tutte e due le maggioranze) un (altro) rinvio (in questo caso, quinquennale) obiettivamente fa un po’ impressione.

P.S.: siccome i buontemponi pensano (e hanno già commentato di conseguenza) che l'abbassamento della soglia che propongo sarebbe funzionale alla lista Tsipras, vorrei sapeste che ritengo che la lista a sinistra del Pd prenderà più del 4%: la mia è una riflessione che prescinde dalle convenienze di questa o di quella formazione politica e spero si riesca a cogliere il senso della proposta, al di là di tutto.

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