Leggo che il responsabile economico del Pd dice che partecipare alla manifestazione della Cgil sarebbe un problema di coerenza per gli esponenti del Pd.
Ha ragione: un gigantesco problema di coerenza. Collegato alle fondamentali incoerenze che ci stanno accompagnando da mesi, ai continui cambiamenti di programma, alle promesse che non si realizzano, alle dichiarazioni stentoree sulle larghe intese (mai più!), alle banalizzazioni (l’articolo 18 non è in discussione, anzi, lo è, è la madre di tutte le battaglie), agli atteggiamenti totalmente irrispettosi verso il nostro programma elettorale e alle prese di posizione (di minoranza, sì) che non si possono manifestare mai, né in aula, né in commissione, né in strada.
Un problema di coerenza insuperabile, per chi ha fatto un Congresso come il mio, in cui ero felice di riscontrare tra tutti i candidati una convergenza sul contratto unico (unico, però) del tipo di Boeri, che alla fine dei tre anni (non sei, o nove, tre) prevede le stesse tutele, peraltro già ridimensionate, due anni fa, dal governo Monti.
Un problema di coerenza insuperabile, per chi è sempre andato alle manifestazioni della Cgil e anche della Fiom, l’anno scorso e l’anno prima ancora, e ancora. Anche quando faceva figo e in piazza c’erano anche quelli che ora, raggiunte le posizioni di potere, chiedono la testa dei dissidenti.
Un problema di coerenza insuperabile, per chi non ha chiesto posti in segreteria (né all’inizio, né più recentemente), non ha ricevuto per sé e per i suoi colleghi alcun incarico di governo e di sottogoverno, ha voluto astenersi dal potere (qualsiasi potere) proprio in ragione di un problema di coerenza, come quello che ci è stato sottoposto ultimamente nelle parole dell’attuale gruppo dirigente del Pd.
Un problema di coerenza insuperabile, che si pone a chi avrebbe avuto tutto il vantaggio a dirsi amico e sodale del renzismo, e invece ha deciso di non farlo, non in ragione di un calcolo (ben paradossale come calcolo, quasi suicidario). Che si impone a chi ha conosciuto Renzi tra i primi, lo ha stimato per le sue innegabili qualità, ma ha un diverso giudizio sulle politiche, sul metodo, sul merito, sulle scelte riformiste, sulle priorità, sull’idea di sinistra, di pluralismo e chi più ne ha, ne metta.
Un problema di coerenza insuperabile, per chi è stato eletto con il Pd con un programma, ha accettato il programma che ha vinto le primarie del Pd, per poi rendersi conto che entrambi a poco a poco sarebbero stati superati dagli ‘eventi’, diciamo così.
Un problema di coerenza insuperabile per chi è caldamente invitato ad andarsene dal Pd, anche oggi sui giornali, da quelli che sono dentro e in posizione di potere nel Pd e nello stesso tempo invitato da tutti quelli che sono fuori dal Pd a fuoriuscirne.
Proprio così: un problema di coerenza. Insuperabile. Solo una domanda: non vi viene il dubbio che qualcuno ci creda ancora alle cose che pensa e che dice, anche a costo di essere impopolare dentro e fuori? Ponendo un problema politico, a me evidentissimo, di fronte alla trasformazione delle parole, delle posizioni, dei toni, degli atteggiamenti, della cultura (anche politica) a cui stiamo assistendo?
Andrò alla manifestazione della Cgil, per tutti questi motivi. E per ragioni di coerenza per me non superabili. Appunto.
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