Oil for yacht (Mascalzone lombardo?)
La politica da sempre si nutre di simboli e di icone. A lungo sulle pagine dei giornali italiani è stata ad esempio la barca di Massimo D’Alema, una grande passione del presidente dei DS, in cui i maligni vedevano rappresentata una Sinistra di potere che si abbandonava al lusso. Oggi, le cronache ci parlano di un’altra barca, Obelix, uno yacht di 15 metri, modello «Mochi 56», con due motori da 400 cavalli, 6 posti letto e una portata massima di 15 persone, ormeggiata a Lavagna. Obelix è di proprietà di cinque persone, di cui tre sono molto ma molto interessanti, come riporta il Corriere: Roberto Formigoni; Oriana Ruozi, che è la moglie di Marco Mazarino De Petro; e Fabrizio Rota, segretario particolare del governatore lombardo nonché ex presidente della Socomir, una società partecipata dall’azienda petrolifera Cogep. Si tratta dei protagonisti dello scandalo internazionale Oil for food. C’è la parte politica, il consigliere e amico, l’azienda sotto inchiesta per le tangenti da e per il regime di Saddam. Formigoni minimizza e rilancia, ma la barca è lì a testimoniare che c’è qualcosa che non va, al di là dell’inchiesta giudiziaria. Possono fare finta di non conoscersi, oppure raccontarci che quando si vedevano sullo yacht non parlavano dell’Iraq ma di argomenti più ameni, o, ancora, appellarsi alla privacy e ad un’antica amicizia. Per l’Onu, però, sono – e non solo metaforicamente – sulla stessa barca e galleggiano su un mare di petrolio. Dovrebbero esserlo anche per l’opinione pubblica lombarda, che ha preso troppo alla leggera questa brutta storia.
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