Repubblica.it ha iniziato da qualche giorno a pubblicare i manifesti della campagna elettorale prossima ventura, come già aveva fatto con i mitici manifesti delle Regionali 2005. Ve li ricordate? C’era in AN un tale che di nome faceva Gatti e di slogan «Non parole» (nella mia circoscrizione il migliore fu «Ratti, non parole ma fatti» che purtroppo è sfuggito al fotografo). Tornando a Gatti, Il suo avversario Franzoni (Lista Mussolini) si permetteva di chiosare: «Non c’è più trippa per Gatti». Nessuno dei due sembra avercela fatta. Tutto ciò accadeva in Liguria. Invece a Milano, Prosperini si presentava tipo crociato, come «Baluardo della Cristianità, Flagello dei ‘Centri Sociali’, Condottiero del Nord» (centri sociali tra virgolette, a scanso di equivoci). La campagna gli ha fruttato migliaia di preferenze e un posto da assessore (tra le altre cose, si occupa di giovani, senza virgolette). Una candidata dell’ala moderata della Liga salutava i cinesi con un «No glazie» davvero raffinato. E poi rebus, bustine di zucchero, gadget di ogni tipo, calembour e assonanze a tutta prima letteralmente impensabili. Ma, è il caso di ricordarlo, alle Regionali c’erano le preferenze e le preferenze non ci sono più. Tra le tante vittime del nuovo sistema elettorale ci saranno quindi anche i candidati fai da te. Ma non è detta l’ultima parola: da quello che si vede in giro, possiamo stare tranquilli che se ne vedranno di tutti i colori anche quest’anno. Mitica ad esempio la risposta a «Italia, forza», nelle sue varie declinazioni alla maniera dell’ysteron proteron degli antichi poeti. Parole, senza.
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