Il libro di Lakoff, Non pensare all’elefante, pubblicato in Italia da Fusi orari, ha chiarito con forza la necessità di non inseguire l’avversario sul suo terreno, di non usare il suo linguaggio, di dettare un’agenda politica autonoma e alternativa, di inserire le proposte in una cornice di valori e di speranze (non più soltanto un programma, cioè, ma un vero e proprio progetto che si ispiri a una cultura politica ben definita). Lakoff chiarisce perché vale la pena di individuare argomenti e simboli precisi. Un esempio: Formigoni si candida, ‘mollando’ la Regione? Bene, allora, si denunci il mancato rispetto degli impegni elettorali e del mandato ricevuto solo l’anno scorso, l’assenza ormai evidente di una maggioranza in Lombardia, la spregiudicatezza e l’ambizione che sottendono alla decisione di mettersi in lista. Ma non si perda nemmeno occasione per denunciare che, mentre Formigoni cerca fortuna al Senato, i servizi in Lombardia scivolano, i treni ritardano pur aumentando nei costi, i tagli delle finanziarie non sono compensati da politiche regionali, il disimpegno del presidente e dei suoi si riflette nell’incapacità di affrontare in modo strategico i problemi e di avanzare soluzione e risposte degne di questo nome. Qualcuno che ci prova, quotidianamente (formichine contro formigoni, potremmo dire) c’è: è l’Unione.
(La lettura ‘critica’ del libro di Lakoff è consigliata a tutti, in vista del 9 aprile. Interessante, per i cultori della materia, è anche Mario Ajello, Storie di voto, Donzelli, 2006, in cui l’autore passa in rassegna la letteratura collegata al voto e alle campagne elettorali (“tra verità e romanzo” recita il sottotitolo). Ho trovato invece troppo attento al pettegolezzo e troppo poco all’analisi il Votantonio di Jacopo Iacoboni, sempre Donzelli e sempre 2006).
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