Calma e gesso. Al di là del tentativo platealmente eversivo di Berlusconi, che da mesi grida ai brogli, militarizzando i seggi e dimenticandosi che il Ministro dell’Interno è di Forza Italia (piccolo particolare!), le preoccupazioni per la ‘riconta’ dei voti alla Camera sono minime. Scrive Repubblica: «I voti contestati, tra Camera e Senato, sono 70.000: 43.000 alla Camera, il resto nell’altro ramo del Parlamento. Prendiamo in esame la votazione alla Camera: oggi lo scarto è di poco meno di 25.000 voti – 24 mila e 204 per l’esattezza – e di certo 43.000 voti in più o in meno ad una coalizione potrebbero davvero fare la differenza. Ma quelle schede contestate sono tutte di Forza Italia? […] A Milano, città di non poco peso nella bilancia dei votanti, le schede contestate alla Casa delle Libertà sono un terzo rispetto a quelle non assegnate all’Unione: 30 contro 109. E non è l’unico caso. A Napoli, anche se i numeri sono decisamente più piccoli, su 9 schede in forse, due terzi, sono contestate all’Unione ed un terzo alla casa delle Libertà. E dove la Casa delle Libertà ha più voti contestati che all’Unione, come capita a Torino, la differenza resta contenuta in cifre minuscole: 21 voti da assegnare al centrodestra; 13 al centrosinistra». Mi sbaglierò, ma alla fine ci sarà soltanto qualche centinaio di voti in più per il centrosinistra. A parte gli scalmanati, anche nel centrodestra si fa largo l’idea che il "muoia Sansone con tutti i filistei" rischia di essere una strade pericolosa per la tenuta delle nostre istituzioni.
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