Oltre alle parole di stamane di Formigoni, avvolte nel fumo più impenetrabile, arriva anche una replica da Marcello Raimondi, presidente della Commissione territorio del Consiglio regionale in quota Forza Italia, che afferma che la leggina in questione contiene solo una modifica tecnica di adeguamento alla legislazione nazionale. Non è così, perché la normativa nazionale sui tempi di salvaguardia a cui la modifica della legge urbanistica intende adeguarsi è del 1966. Faccio anche notare che la normativa regionale, compresa la stessa nuova legge urbanistica approvata lo scorso anno, da trent’anni prevede i cinque anni di salvaguardia: anzi, lo scorso anno, nell’ambito della discussione della legge si vollero mantenere i 5 anni proprio per tutelare ulteriormente il territorio, e la maggioranza celebrò con orgoglio una norma più restrittiva della stessa legge nazionale. Cos’è cambiato in un anno? La verità è che hanno deciso di introdurre questa norma nel momento in cui, in accordo alla legge urbanistica, è stato abbandonata la via dei piani regolatori per scegliere quella dei piani di governo del territorio che prevedono tutt’altra procedura. Secondo il buon senso, nel momento più sbagliato. Non esiste alcuna esigenza tecnica reale per diminuire i tempi di salvaguardia, ma esiste solo una legge ad hoc, pensata su misura per la città di Monza. Se i commissari e consiglieri del centrodestra fossero seri, escluderebbero dalla norma la retroattività e il valore per i procedimenti in essere, come quello di Monza. Altrimenti si assumano le loro responsabilità e ci risparmino almeno le prese in giro.
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