In un Consiglio regionale che assomiglia sempre di più al Consiglio comunale di Monza (si parla solo della nostra città: autodromo, Valassina, Cascinazza), ieri la Commissione territorio ha avuto il piacere di ascoltare i vertici regionali di Anas sulla questione di viale Lombardia. Non è un caso che si chiami così, come la regione: perché la vicenda che lo riguarda assomiglia a tante altre cose che in questa regione capitano di continuo. Anas ha illustrato tutti (ma proprio tutti) gli interventi previsti sul territorio lombardo, gli svincoli, le nuove corsie di questa o di quella arteria, le problematiche di questo tunnel e di quel sottopasso. E – incredibile, ma vero – si stava dimenticando di parlare di viale Lombardia. Richiamata dai commissari, Anas si è trovata a spiegare che, cancellato l’appalto come se si trattasse di un intervento soprannaturale (invece è stata l’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici a considerarlo nullo per evidenti vizi nell’aggiudicazione), ora si può ripartire: entro il 30 novembre Anas presenterà il nuovo progetto, rivedrà i costi (che saliranno decisamente, dal momento che sono fermi al 1994), verificherà se è il caso di usare la talpa anziché pensare alla galleria artificiale e quantificherà il costo dello spostamento dei sottoservizi (perché non l’avesse fatto prima è uno di quei misteri che fanno grande il nostro Paese). Nessuna parola è stata pronunciata circa il ritardo clamoroso con cui è stato comunicato al Comune lo stop dei lavori, nessuna giustificazione è venuta rispetto agli anni perduti e ai ritardi e alle reticenze della stessa Regione Lombardia. Ora si riparte. Inutile aggiungere che non si fida più nessuno. E che, però, come sempre, vigileremo giorno dopo giorno, evitando di farci coglionare, per sapere come andrà a finire la vicenda del viale più trafficato della regione (102.000 veicoli giorno, a tanto siamo arrivati) e che della regione porta il nome. Visti i tempi, una preoccupazione in più.

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