Sconvolge la notizia del tentato suicidio di Gianluca Pessotto. Un simbolo della Juventus perbene che in queste settimane sta cercando di rimettersi a posto con le regole, con la vergogna delle telefonate, con la vicenda più triste della sua storia. Sconvolge perché Gianluca Pessotto è un ottimo giocatore, di una correttezza inusuale e di una sensibilità particolare. Ricorda Maurizio Crosetti l’episodio più significativo: "La cosa più bella accadde a Perugia, sei anni fa. La Juve sta perdendo lo scudetto, ultimi minuti, l’arbitro dà una rimessa a Pessotto ma lui dice che è un errore, e restituisce la palla all’avversario". Sconvolge perché interrompe come un taglio netto le sottili gherminelle dei cinquanta milioni di ct sulla formazione della Nazionale, le discussioni su questa o quella telefonata, le polemiche sul calcio e sull’indecenza di un sistema malato. E sconvolge, semplicemente, perché ci ricorda che tra una partita e l’altra questi ragazzi sono solo ragazzi. Che possono diventare fragili quando smettono di giocare, quando sono sottoposti a momenti difficili, a polemiche più grandi di loro, a incertezze quotidiane. Come tutti gli altri. Negli scorsi giorni Del Piero ha parlato di sé come di un Achille in panchina. Anche il suo amico Patroclo, terzino e a volte mediano dalle mille doti, è un eroe fragile e delicato, a cui è necessario stare vicino.
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