Straordinaria l’intervista di Bersani a Massimo Giannini, pubblicata oggi da Repubblica, in cui il ministro fa il punto sulle liberalizzazione, all’insegna del motto «Ma le cose cambiano, eccome se cambiano…». «Io forse sarò troppo emiliano, ma resto convinto che il riformismo si forgia nel fuoco della battaglia quotidiana, nel confronto e nella decisione sulle cose concrete. Riformismo, per me, non vuol dire né cedere, né eccedere. La tecnica delle riforme è costanza e tenacia nel cambiamento. Non è che dormiamo per mesi, e poi all’improvviso ci svegliamo e per dimostrare che siamo bravi pigliamo a cazzotti i tassisti o gli avvocati, e dopo ci rimettiamo a dormire per altri sei mesi. Non si fa così, almeno non dalle mie parti». Ecco, perché serve il partito democratico: «Il partito democratico è prima di tutto una grande operazione di cambiamento della cultura politica, e solo dopo diventa un problema di organizzazione e di organigramma. Si costruisce con le scelte concrete, cioè con riforme che non cadono dall’alto ma entrano e cambiano la società e la vita della gente. Se tutto il dibattito sul nuovo partito si avvita sulla dialettica tra burocratismo e partecipazionismo, si disperdono solo energie, invece di accumularne». Una politica che «entra e cambia la società e la vita della gente». E un partito che, questa politica, la promuova. Le cose cambiano, eccome se cambiano…
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