Ve la ricordate la vergognosa legge che permetteva solo ai cittadini residenti da più di cinque anni in Lombardia di concorrere per una casa popolare? Il Tar boccia e rinvia alla Corte costituzionale.
Riporto con soddisfazione il comunicato della segretaria regionale della Cgil, Susanna Camusso.

Il Tar della Lombardia ha accolto le ragioni di due donne, una italiana (ma non lombarda) ed una eritrea, che erano state escluse dalle graduatorie per le case popolari a seguito della Legge n. 7 dell’8 febbraio 2005 che introduce un doppio vincolo: almeno 5 anni di residenza o lavoro in Lombardia e il peso della residenza nel punteggio. La Legge dichiarata illegittima è stata fatta nel 2005 in fretta e furia, a poche settimane dal voto per aggirare una precedente sentenza del Tar (n. 4 del 4 ottobre 2004). La nuova legge, nonostante le proteste dei sindacati, delle imprese, dei soggetti economici, della Chiesa, peggiorava ulteriormente le possibilità per quei cittadini di ottenere una casa. La sentenza è importante per tre ragioni:
1. Ristabilisce le condizioni, previste dall’accordo originario tra sindacati, imprese e Regione, di uguaglianza e parità di tutti i cittadini che lavorano in Lombardia, per il diritto alla casa. Quindi le due ricorrenti rientrano nella graduatoria del Comune di Busnago per le case popolari; 2. Rinvia alla Corte Costituzionale il suo giudizio di illegittimità della Regione Lombardia a legiferare su materie di competenza nazionale, in ragione dei vincoli di potestà legislativa, principi di uguaglianza e livelli essenziali di diritti inviolabili, come peraltro già sanzionato (Sentenza n. 432/2005 sui trasporti) contro la Regione Lombardia; 3. Rinvia alla Corte Costituzionale anche il giudizio di violazione di numerosi articoli della Costituzione, così come richiesto dai sindacati, con un giudizio negativo in più e censura la scelta di ignorare la precedente sentenza con una legge illegittima e sbagliata.
In Lombardia è necessario un radicale cambiamento delle politiche sulla casa, per recuperare legittimità e legalità e rispondere concretamente alle domande di case in affitto dei tanti lavoratori che la cercano, evitando di contrapporre i lombardi ai meridionali e agli stranieri. E’ incredibile doverlo scrivere e doverlo sostenere nella terza ‘camera’ del Paese, ma in Lombardia, nel 2006, capita anche questo.

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