Da Lorenzago a Barcelona: l’incredibile svolta federalista della Cdl
Ma la devolution non è mai esistita? E il governo Berlusconi? E Calderoli, non è mai stato ministro? E il referendum, un mese fa, non lo abbiamo vinto largamente? Sono domande retoriche solo fino ad un certo punto: se si legge la stampa nazionale, in questi giorni, si nota un curioso rovesciamento delle posizioni. Formigoni difende la riforma del Titolo V della Costituzione, promossa dal centrosinistra, come se i cinque anni di governo del centrodestra non ci fossero stati. Si sente ripetere, da esponenti di An, di Forza Italia e financo della Lega (!), che bisogna ripartire da quella riforma, che forse è anche meglio di quella che il centrodestra ha fortemente voluto, fin dalla sede costituente di Lorenzago (un posto tremendo: su tutti i citofoni c’è il nome di Tremonti). E così dalla modifica della Costituzione devoluta al genepì si torna alla riforma dell’Ulivo. Formigoni, al solito, si spinge un po’ più in là, dichiarando che il ritardo nella modifica dello Statuto della Lombardia è stato determinato dal dibattito sulla devolution, che ha sospeso il giudizio in questi anni. Cose da non credere. Adesso il modello di Bossi è la Catalogna. Da tempo, propongo questa soluzione e mi fa piacere che i devoluzionisti di un tempo abbiano cambiato così profondamente idea. Dovrebbero sapere che la riforma dello Statuto della Catalogna è avvenuta in tre momenti: il primo, con la votazione dello Statuto nel Parlamento catalano; il secondo, con la votazione – e la correzione – di quel testo alle Cortes di Madrid; il terzo, infine, con il voto popolare, referendario, presso gli elettori catalani. E l’operazione è avvenuta tenendo conto del sistema delle autonomie nel suo complesso, perché il federalismo catalano potesse assurgere a modello per tutto il Paese. Da noi fa sorridere perciò che si mettano insieme Lombardia, Veneto e Sicilia (ma non era a Statuto speciale?) per mandare chissà quale segnale. L’epoca dei segnali è finita con un “Nooo” secco, quello con cui gli elettori a larga maggioranza hanno salutato per sempre, il 25 e 26 di giugno, la famigerata riforma costituzionale che la Cdl aveva presentato come la più importante delle sue riforme. Ora inizia la fase delle proposte serie in cui i fautori dell’atteggiamento bipartisan sono i benvenuti solo se di provata buona fede. Astenersi perditempo e devoluzionisti.
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