Mi è capitato di recuperare un testo che avevo redatto per la campagna elettorale del 2004 (Provincia di Milano) in cui preconizzavo, se così si può dire, sia l’idea del Metrobosco dell’attuale amministrazione Penati, che l’idea di una Provincia delle biciclette. Scrivevo allora: «Come già prospettato in più di un’occasione è possibile immaginare un percorso che sappia unire le aree verdi del territorio brianzolo, con corridoi ecologici e percorsi ambientali attraverso i vari parchi briantei, che potranno essere raggiunti e percorsi grazie a una nuova rete di piste e percorsi ciclabili. La nostra è una Provincia delle biciclette per definizione e qui la viabilità alternativa, oltre che una necessità, è un tema molto caro ai cittadini. Dal Parco di Monza alle Groane, dal Grugnotorto al Curone, la Brianza è verde e va rilanciata questa sua caratteristica che ne costituisce una delle principali ricchezze». Bene, l’idea per la Brianza rimane sempre valida, anche perché – se è vero che tante amministrazioni si sono dotate di una vera e propria rete ciclabile, a cominciare da Monza – il problema rimane il collegamento tra città e città e la messa in sicurezza dei percorsi intercomunali. Clamoroso il caso della pista ciclabile che da Vimercate porta ad Arcore: al confine con Arcore, infatti, la pista non prosegue e si interrompe, costringendo il ciclista a tornare nella carreggiata delle auto. Colpisce invece che a Lodi la questione della Provincia delle biciclette sia diventato un vero e proprio indirizzo strategico dell’amministrazione provinciale, che ha un obiettivo ambizioso: costruire una rete ciclabile superiore a quella viaria aperta al traffico automobilistico, attraverso percorsi separati e quindi protetti e perfettamente sicuri. Così si fa.
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