Da mesi in Regione Lombardia si sente parlare di fase costituente, di grande occasione per la riforma delle istituzioni e della Lombardia stessa. Oggi ne abbiamo avuto la conferma, in una seduta del Consiglio regionale particolarmente significativa e utile per comprendere lo stato delirante in cui si trova la politica regionale. Innanzitutto, dopo mesi di retorica monumentale sullo nuovo statuto (rispetto alla riforma del quale la Regione è in ritardo di sei lunghissimi anni), abbiamo appreso che – per questioni politiche interne alla maggioranza, come sempre – si addensano molte nuvole addirittura sulla stessa convocazione della commissione speciale che se ne dovrebbe occupare. Come se ciò non bastasse, in aula, questa mattina, la discussione sulla legge d’iniziativa popolare sui ticket (tema d’attualità, mi pare) non si è nemmeno tenuta, perché la maggioranza ha votato il rinvio in commissione; più tardi, si è tornati al primo amore: le peppole e le passere e gli storni, con la votazione di due leggi quadro, sulle specie in deroga e sui richiami vivi (anche loro in deroga), che consentono alla giunta regionale di regolamentare la caccia in deroga, appunto, alle direttive Ue. Oltretutto, la discussione avviene mentre le peppole sono lontane dalla nostra Regione e non si possono adeguatamente organizzare: con il popolo migratore in contumacia, Regione Lombardia si attrezza per dargli la caccia, senza tenere in grande considerazione (anzi, proprio in nessuna) le norme che provengono dall’Europa e pensando, piuttosto, ai voti che provengono dai capanni. Speriamo che qualcuno li avvisi, i poveri volatili, prima che ritornino dalle nostre parti. In finale di seduta, discussione sul piano triennale per i finanziamenti della Legge 9, dedicata alla promozione di iniziative culturali. Si tratta di quei fondi che vanno in misura straordinaria alle iniziative di orientamento leghista (una coincidenza: l’assessore è leghista da due legislature). Alle nostre rimostranze – quelle che ho definito "richiami morti", per distinguerli dagli altri e perché nessuno li ascolta mai – mi è stato risposto, dai banchi della Lega, e in particolare dal loro capogruppo, con il gesto – ripetuto – dell’ombrello. Una modalità di probabile ascendenza celtica, ottima per interpretare il dibattito politico, che fa onore all’aula e alla regione che rappresentiamo. Sipario.
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