Un’amica lontana mi scrive, allarmata: «Questi sono matti…». Si tratta di monsignor Bagnasco e delle sue parole inaccettabili sui Dico. Ha detto: «Perché dire di no a varie forme di convivenza stabile giuridicamente, di diritto pubblico, riconosciute e quindi creare figure alternative alla famiglia? Perché dire di no? Perché dire di no all’incesto come in Inghilterra dove un fratello e sorella hanno figli, vivono insieme e si vogliono bene? Perché dire di no al partito dei pedofili in Olanda se ci sono due libertà che si incontrano? Perché poi bisogna avere in mente queste aberrazioni secondo il senso comune e che sono già presenti almeno come germogli iniziali». E’ il caso di ricordare a monsignor Bagnasco che purtroppo anche il matrimonio può essere “germoglio iniziale” di aberrazioni d’ogni sorta, dalla violenza domestica (tema non a caso affrontato dal ‘diabolico’ Zapatero e, speriamo presto, anche dallo ‘scomunicato’ Prodi), alla pedofilia, all’incesto. I poveri Dico, frutto della ragionevole mediazione di due ministre serie e competenti, stanno diventando lo spauracchio intorno al quale costruire un fronte d’altri tempi: si tratta di diritti e vengono presentati come aberrazioni contro natura; prendono atto di una realtà consolidata nel nostro paese – già alternativa alla famiglia così come la intende Bagnasco -, ma se ne parla come si trattasse di una provocazione irreale; sono volti a tutelare soprattutto gli omosessuali e consentono così, agli omofobi di ogni estrazione, di andare giù pesante. Credo che le parole di Bagnasco – poi, ovviamente, smentite, comme d’habitude – vadano conservate. A futura memoria: nella speranza che diventeremo presto un Paese più civile e più sereno. In una parola: più ‘umano’.
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