Ad aprile (il più crudele dei mesi) capita anche di ricevere una segnalazione come questa. Credo che non sia necessario alcun commento…
«Ma più corretto è un venditore, più il compratore è perverso. I venditori cercano di esaudire un desiderio che non conoscono ancora, il compratore invece pospone sempre il suo desiderio alla soddisfazione primaria di poter rifiutare quello che gli viene proposto; così il suo desiderio inconfessato è esaltato dal rifiuto e egli dimentica il suo desiderio nel piacere di umiliare il venditore. Ma io non appartengo a quel tipo di commercianti che mettono sottosopra tutto il negozio per soddisfare il gusto del cliente per la provocazione. Non sono qui per dar piacere io, ma per riempire l’abisso del desiderio, per promuovere il desiderio, per costringere il desiderio ad avere un nome, per trascinarlo fino a terra, dargli forma e peso, con l’inevitabile brutalità che c’è nel dare forma al desiderio. E siccome il suo lo vedo apparire agli angoli della bocca, come saliva che le labbra ringhiottono, aspetterò che le coli lungo il mento e che lei lo sputi prima di tenderle il fazzoletto, perché so già che, se glielo offrissi troppo presto, lei lo rifiuterebbe e questo è un dolore che non ho intenzione di sopportare». Bernard-Marie Koltès, Nella solitudine dei campi di cotone, Ubulibri.

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