Oltre ai Romani, vale la pena di soffermarsi sulle deleghe che Mariani ha distribuito ai monzesi della sua nuova (si fa per dire) giunta. E il dato che balza agli occhi è che sono stati ricollocati gli assessori di diverse ere geologiche del governo della città. Un lavoro fine dal punto di vista archeologico, dal Mariani 1 al Colombo, con qualche amarcord della Prima Repubblica (non c’è, però, Rosella Panzeri): si parla di Maffé, Di Lio, Antonicelli, Boneschi, Arizzi. Premiati i capigruppo dell’ostruzionismo selvaggio (tranne, appunto, Panzeri): ci sono Allevi, Mangone e Romeo che minaccia di fare il Gentilini monzese. C’è Gargantini, l’uomo dai mille manifesti abusivi, che si occuperà di commercio e di polizia amministrativa (sembra un contrappasso dantesco, ma è tutto vero). Insieme a lui, secondo nella classifica della campagna elettorale scorretta, c’è anche Carugo, uomo di Abelli, un po’ ridimensionato nelle deleghe a favore di Maffé, uomo di Formigoni (ciellini contro). E poi c’è la straordinaria divisione delle deleghe che fa segno ad un monumentale Cencelli pubblico-privato frutto di trattative inenarrabili (per usare l’espressione di Losa). Ci sono gli eventi (Allevi) e gli eventi giovanili (Sassoli): l’età consentirà di distinguere le manifestazioni (con selezione all’ingresso?). C’è Maffé che si occuperà di Urban center (una delega innovativa, non c’è che dire) e Di Lio di mostre e cultura (per usare l’Urban center dovrà chiedere al collega). Gli affari istituzionali vanno ad Allevi, ma dello Statuto si occuperà Arizzi. Quest’ultima si occuperà di servizi cimiteriali e matrimoni, ma all’anagrafe troviamo Romeo (che forse vuol passare in rassegna le provenienze dei cittadini, non si sa mai). Delle fiere si occupa Gargantini, ma della fiera, anzi, della Fiera, si occupa Boneschi. C’è una curiosa delega al volontariato per Carugo, quella al canile per Mangone, quella al Parco della Valle del Lambro (un consorzio di cui si occupa però Maffé e non Boneschi, a cui vanno gli altri) e c’è la delega alle biblioteche per Sassoli: scorporata dalla cultura e dai musei, a cui va Di Lio, che per la biblioteca si occuperà del personale, essendone assessore. Da una parte le biblio, dall’altra le teche. Sembra quasi, dal punto di vista organizzativo, una loggia rovesciata (e spero che qualcuno, vicino alla massoneria, non si offenda): tutti devono occuparsi di quello che hanno a fianco, anche solo per indire una conferenza stampa. Tu chiamalo, se vuoi, aziendalismo. La Monza nuova eppure antichissima è servita.

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