Da tempo studio alcuni fenomeni della politica lombarda e nazionale. Mi ero appassionato alla figura e alle opere di Zaia, vicepresidente del Veneto, molto tempo prima che sfrecciasse a duecento all’ora, per poi chiedere di alzare i limiti di velocità sulle autostrade (mitico). Mi aveva colpito la sua diffidenza nei confronti del meteo ‘romano’, che darebbe informazioni distorte e nuvolose per privare il Veneto di turisti. Di qui la proposta di Zaia di farsi da soli le previsioni, dando uno sguardo fuori dalla finestra. Lo stesso vale per l’altro astro nascente della politica veneta, il sindaco di Verona Tosi. Dopo la tigre in Consiglio comunale (il leon che si mangia il teron), la proposta di introdurre una sorta di apartheid sui mezzi di trasporto pubblico (da una parte i white, dall’altra i coloured), ora Tosi nomina un fascista con simpatie neonazi all’Istituto per la storia della Resistenza, come denunciato, tra gli altri, da Michele Serra. E’ questa la classe dirigente del Nord a cui la società guarda con grande attenzione e speranza? Forse una riflessione è urgente e necessaria, ben prima di parlare di alleanze variabili (con chi, con il leon?).
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