Non so cosa succeda a Firenze, ma la decisione di condannare così duramente i lavavetri (si parla addirittura di tre mesi di carcere) mi sembra una norma eccessiva e preoccupante per il consenso che sta ottenendo nei sondaggi on-line (mentre scrivo, i favorevoli su Repubblica sono l’86%, sul Corriere l’89%). Come già in altre occasioni, la criminalizzazione facile e un certo gentilinismo di sinistra non fanno nient’altro che autorizzare (sdoganare, come si dice con brutto termine) gli atteggiamenti xenofobi così cari alla destra italiana. La via della repressione, soprattutto se interpretata quale ‘unica’ soluzione, non ha alcun significato, se non quello di prendersi la prima pagina. Non so se si tratti di politiche di “nuovo conio”, quella di Cioni, alcune uscite della sinistra milanese su rom e clandestini, gli elogi sperticati di Sarkozy, i superassessorati alla sicurezza e la retorica che ahinoi pare aver contagiato anche Veltroni (che chiede una norma nazionale per il problema dei lavavetri, boh), ma non mi ci riconosco. Per me la sicurezza riguarda non gli epifenomeni (e i lavavetri ne sono un esempio perfetto), ma le cause. Se esiste un racket, si blocchi quello. Se esiste la mafia (pare di sì, ce l’hanno ricordato quest’estate…) se ne parli. Se il problema dei rom ha una valenza europea e quindi una portata così ampia, ci si misuri con politiche di respiro più ampio. Se mi è concessa una metafora, a volte, lavando i vetri, lo sporco rimane lo stesso…
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