Vale la pena di leggere Il liberismo è di sinistra di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (Il Saggiatore). A parte il titolo (che trovo discutibile), pone questioni di grande interesse per la vita politica del nostro Paese. Partendo dalla lenzuolata delle liberalizzazioni del governo Prodi (ministro Bersani), riflette sul merito, sulla concorrenza, sull’apertura di un sistema chiuso e troppo conservatore proprio nel momento in cui si fa travolgere da un egualitarismo di facciata. Il pamphlet passa in rassegna diversi ‘episodi’ della nostra vita recente, invita alle scelte coraggiose, chiede alla politica di affrontare questioni non più rinviabili, per quanto riguarda in primo luogo la mobilità sociale, la ricerca e lo sviluppo. Contesta al governo attuale una curiosa ambiguità, tra un’impostazione di fondo corretta, e alcune scelte troppo timide e deboli. Invita a una riforma degli ammortizzatori sociali (il modello danese è sempre il riferimento, come già per Ichino) e a superare la dicotomia di un mercato del lavoro in cui coesistono forme che, a detta degli autori, sono troppo tutelate o non lo sono per nulla. Questioni di cui la politica si dovrebbe occupare con autorevolezza, all’insegna di uno Stato che sia forte soprattutto nella regolamentazione (e nel rispetto delle regole, accidenti), che moltiplichi le opportunità e ci faccia uscire dalle secche del presente. In un paese come l’Italia, dove la destra non è in grado nemmeno di raccogliere la bandiera del liberismo, tutta presa com’è a garantire il privilegio e la rendita (di pochi, contro i tanti). E dove la sinistra deve incominciare a parlare di questioni di fondo, decisive per il destino del ‘sistema’ e per la vita dei singoli cittadini, se vuole davvero riprendere forza e consenso. Per i quali ci vuole merito e coraggio.
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