Ci mancava solo la polemica su chi ha più giovani in lista per le primarie del 14 ottobre. Per quanto mi riguarda, pur essendo giovane di età (ancorché non più ragazzino: solo la politica italiana considera giovani i trentenni), mi sento fin troppo vecchio. Faccio politica da 10 anni a livello cittadino, da cinque a livello provinciale, da tre a livello regionale. Credo di appartenere già alla categoria “solite facce”. E pretendo un profondo ricambio, non solo anagrafico, ma di linguaggio, di persone, di idee. Conosco oltretutto giovani che sembrano vecchissimi (Marta Meo ha coniato il neologismo ‘prevecchio’ per fotografare la categoria). E so soltanto che di giovani c’è bisogno non in ragione di una strana battaglia giovanilistica, ma soltanto perché la politica italiana – quella delle aule parlamentari, quella del Comitato del Pd – ha generalmente una media di quasi sessant’anni di età. Questo è il problema.
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