Oggi in Consiglio regionale si votava la proposta di sostegno da parte della Regione Lombardia, come previsto dalla Costituzione, ai quesiti referendari per il cambiamento del sistema elettorale. Un tema posto all’ordine del giorno all’inizio di luglio grazie al lavoro dei consiglieri Ferretto e Zamponi e mio personale. Nel frattempo, è stato raggiunto e superato largamente l’obiettivo delle 500.000 firme e i tre quesiti referendari sono già passati all’esame della Corte di Cassazione. Tra le migliaia di firmatari c’è anche il presidente Formigoni, il quale, con i soliti toni dimessi, aveva dato un’adesione clamorosa alla causa, con tanto di interviste a tutta pagina. Ora, ci si aspettava che una parte significativa della sua maggioranza votasse a favore della nostra iniziativa. Invece è successo che Forza Italia ha votato contro in commissione e che oggi, in aula, anche An si è astenuta. Proprio così: uno dei partiti promotori della campagna referendaria si astiene dal sostenerla e il partito del presidente firmatario addirittura vota contro. Alla faccia della coerenza e della linearità dei comportamenti. Così è, se vi pare, la Lombardia di Formigoni. La regione dove il principio di non contraddizione è temporaneamente sospeso. Fino a nuove elezioni.

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