Dopo l’Oscar e il Nobel, bisognerebbe premiare Al Gore anche per il miglior libro politico dell’anno. Il suo L’assalto alla ragione, Feltrinelli, è una riflessione molto matura sulla democrazia e sulle sue strutture fondamentali, sulla politica nell’epoca della sua crisi, sugli Stati Uniti e sulla cultura politico-istituzionale tradita dal presidente Bush. I temi ambientali, espressione di una politica improntata alla razionalità e alla responsabilità, vengono inseriti in un’analisi più ampia, in cui vengono richiamati criticamente i temi della paura e della “politica dell’amigdala” (argomenti che trovo di grande interesse), della segretezza e della mancanza di trasparenza, della comunicazione che paradossalmente conduce al suo contrario, uccidendo il dialogo e il confronto democratico. Al Gore chiama in causa i Padri costituenti e una grande tradizione democratica, appellandosi alla ragione per superare questa fase così complessa e pericolosa per il suo Paese e per il mondo intero, in nome di una democrazia interconnessa e partecipata, che punti al futuro muovendo da ragioni antiche e nobili.

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