Leggo della rivolta del Nord contro la decisione di Alitalia di vendere ad AirFrance con grande sgomento: Formigoni parla di «follia», i leghisti minacciano blocchi stradali e proteste clamorose. A me, come già a Gabrio Casati, sembra assurdo. Mi auguro solo che nessuno ascolti questi strateghi e che Alitalia passi ad AirFrance e che finalmente si apra una riflessione sui servizi aeroportuali del Nord che non confonda le idee e non stravolga la realtà. Primo: Alitalia costa a ciascun cittadino all’anno 40 euro. Chiudere con questa situazione non può che far bene al nostro Paese. Secondo: AirFrance è molto più credibile di AirOne, e mi sembra fuori da ogni logica che qualcuno li possa mettere sullo stesso piano. Terzo: il doppio hub è una prospettiva che semplicemente non esiste, lo sanno tutti. Non è un caso che a furia di presentare Malpensa come hub ci siamo ritrovati con un proliferare di aeroporti nel Nord che non afferiscono allo scalo varesino, a cominciare da Orio, dal sistema aeroportuale Brescia-Verona, per finire con la mancata dismissione di Linate. Quarto: i problemi di Malpensa non derivano solo dalla politica di Alitalia: che sia un aeroporto scomodo, lo sanno tutti i viaggiatori. Che non sia collegato con gli altri scali lombardi, è uno degli elementi di arretratezza del sistema lombardo. Che le infrastrutture al suo servizio siano arrivate tardi, credo sia un fatto acquisito. Quinto: il rilancio di Malpensa passa attraverso la cessione degli slot ad altri operatori. E’ il famoso mercato, che non si può certo regolare con un eccesso di protezionismo e con una logica iperprovinciale. Mi auguro che il Pd lombardo, anziché accodarsi, voglia prendere di petto la questione. Altrimenti, come al solito, non ci troveremo né in cielo, né in terra.
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