Ci penso da un po’. I leghisti si lamentano del fatto che i soldi delle loro tasse vanno a Roma e non tornano più. E’ un Leitmotiv che accompagna la politica italiana e lombarda in particolare da vent’anni. La necessità di avere un federalismo fiscale è vera e forse, dopo anni di chiacchiere devolute (e involute), il governo Prodi riuscirà a fare qualcosa di significativo, attuando finalmente l’art. 119 della Costituzione. Pensavo però che oltre ai leghisti c’è qualcun altro che si dovrebbe lamentare, perché i suoi soldi finiscono a Roma, e non solo non gli tornano, ma non ha la possibilità di decidere – attraverso il voto – che cosa succederà delle tasse che ha pagato. Mi riferisco ai lavoratori immigrati, che pagano le tasse, producono ricchezza, e non hanno alcun diritto di rappresentanza. Se diventano ‘leghisti’ sono guai. Roma ladrona dovrebbe tremare come ai tempi di Brenno, allora extracomunitario. Forse è il caso che ce ne ricordiamo, quando parliamo di immigrazione, di diritti e di doveri. Sarebbe interessante valutare qual è l’entrata per le casse dello Stato che proviene dalle tasse pagate dai lavoratori stranieri.
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