Inizio col dire che qui ci sono 25 gradi centigradi e si gira in camicia… E poi vi segnalo che sulla prima pagina di El País Cataluña si dà notizia di una iniziativa promossa dalla Generalitat de Catalunya nelle città di Reus e Vic, in cui saranno aperte alcune classi dedicate esclusivamente agli scolari stranieri, che abbiano raggiunto i compagni ad anno scolastico già iniziato o non abbiano padronanza sufficiente della lingua castigliana o catalana. Un’iniziativa che ha fatto parlare di «aulas segregadas» e di discriminazione, ma che la Generalitat difende, segnalando che la classe sarà frequentata solo per un anno dagli alunni, che poi potranno raggiungere i compagni di scuola. Una soluzione radicale e dal sapore molto discutibile che dimostra però che qualcuno, in giro per l’Europa, il problema se lo sta ponendo, mentre in Italia – oltre allo scandalo milanese che tutti ricorderete – si fatica anche solo a sostenere i mediatori linguistici e culturali anche e soprattutto nel mondo della scuola. Il problema dell’integrazione, da una parte, e della qualità dell’insegnamento, dall’altra, deve essere affrontato al più presto: a Vic e Reus i bambini stranieri sono tra il 15 e il 17%, ma anche “da noi” le percentuali sono sempre più alte, e sempre più alta è la presenza di bambini “appena arrivati”. Pensiamoci, al di là delle chiusure di questa o di quella forza politica, per il bene di tutti: italiani e stranieri.

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