Mentre scrivo, il mio iTunes sta mandando Carla Bruni. «Quattro consonanti e tre vocali» e viene in mente Sarkozy e il servizio che gli ha dedicato oggi Repubblica, un ritratto straordinario. A me, come sanno gli affezionati, Sarkozy non piace quasi per niente e non dimentico certe sparate che si è concesso per tutta la carriera prima di diventare un leader universale (tipo spazzare via i maghrebini con l’idropulitrice o cose del genere). Tra le tante curiosità (tra cui segnali orologi e pacche sulle spalle che mi sembrano essere mutuati direttamente da uno che conosciamo bene), colpiscono soprattutto due cose. I «dodici apostoli», il gruppo dei suoi collaboratori, che Sarkozy convoca ogni mattina, subito dopo aver fatto jogging, per pianificare la giornata e per indirizzare tutte le sue azioni verso una precisa strategia (chissà se qualcuno di loro, come ne Il presidente di Simenon, lo tradirà). Il secondo aspetto è ancora più interessante, e mi riferisco al superamento, spesso eccessivo e invero un po’ troppo gagliardo, della «langue de bois», che da noi sarebbe il politichese, ma che in francesce è una vera e propria figura retorica che potrebbe ricordare un modo di argomentare tipo «blabla per dire tutto e non dire niente». Quello che dice Sarkozy è studiato dai dodici apostoli e da Lui e tutti se lo ricordano. Idropulitrice compresa.
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