Avevo già avuto occasione di parlare di lei, la mia preferita nel Psoe (è capolista del Psc a Barcellona). Ora credo che possiamo prendere Carme Chacón quale simbolo della campagna in Spagna, ma anche in Italia.
L’ateo devoto e militante Giuliano Ferrara è sceso in campo quale protagonista quanto mai discusso della campagna elettorale. Come negli Usa nel 2004, la scelta di introdurre nel dibattito e di stampare addirittura sul simbolo di una lista (e che simbolo!) una questione così delicata e sensibile è un modo fin troppo dichiarato per dividere il Paese con finalità eminentemente elettorali. E’ tutto molto strumentale, a cominciare dallo slogan "Aborto? No, grazie" che non solo banalizza al limite del ragionevole la questione, ma falsifica il vero interrogativo. Certo che "Aborto? No, grazie", ci mancherebbe, ma la domanda – quella domanda – non può essere posta in modo astratto e formale, bensì nel contesto complesso e drammatico in cui si pone alle donne in un determinato momento della loro vita (del resto, pare che lo stesso Ferrara l’interrogativo che trova ospitalità sul suo simbolo se lo sia posto – benché indirettamente, riguardando due sue partner – e che abbia risposto affermativamente in più occasioni). Lo schema, quindi, depista e, se buona fede c’era nelle intenzioni, nella gestione sta diventando un fatto sempre più strumentale, con appelli, manifestazioni, endorsement molto affrettati (a cominciare da Formigoni, che si è visto scavalcato su quelli che ritiene propri temi e si è dovuto ‘accodare’). Chi non è d’accordo, a cominciare dal Pd di Veltroni, non deve farsi ‘intrappolare’: deve ribadire con fermezza la difesa e la compiuta attuazione della 194 (che nemmeno Ferrara, almeno ufficialmente, intende mettere in discussione) e porsi la domanda in un altro modo, più corretto e responsabile. Con il pensiero rivolto non tanto a Ferrara, che tutt’al più qualche voto lo può far perdere proprio alla destra, ma alla Spagna. Quella di Carme Chacón, la ministra della Casa, al primo posto della lista socialista a Barcellona e al terzo mese di gravidanza. E’ un simbolo molto positivo, il suo, che ci parla di autonomia, di consapevolezza, di equilibrio. Questa sì che è la campagna culturale, la ‘missione’ di un Paese – come il suo, come il nostro – che guarda al futuro e alla vita dei suoi cittadini, con serenità e responsabilità. Zapatero le ha detto: "Quando avremo vinto le elezioni, avremo tanto da fare, ma tu non rinunciare a ciò che di più bello possa capitare a una persona, cioè avere figli". Intorno a Carme si può sviluppare un discorso che unisce, anziché dividere un sistema politico e – cosa ben più importante – un’intera società. La ministra che aspetta un bambino: la dolce attesa di una politica meno aggressiva e più consapevole della delicatezza dei problemi di cui si occupa, proprio perché riguardano la vita delle persone.
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