Queridos amigos del blog, spero ascoltiate questo consiglio del vostro affezionatissimo. In libreria c’è un libro, curato da Stefano Bartezzaghi e dedicato alla memoria di quel genio assoluto che era Gianni Rodari. Lettere a Don Julio Einaudi, Hidalgo editorial e ad altri queridos amigos. E’, pour cause, un libro Einaudi che più Einaudi non si può. Raccoglie, come si desume dal titolo, la corrispondenza inviata da Rodari alla casa editrice, con una prefazione di Bartezzaghi che in poche pagine ci restituisce una figura del panorama letterario del dopoguerra mai troppo celebrata. Altro che corsi di scrittura creativa: una palestra di leggerezza, utilissima per i contemporanei scrittori di email (ah, se Rodari avesse avuto un blog!). Per dirne una e una soltanto: «Apprendo con vivo dolore che mi siete debitori della somma di lire 1.706.388. Non ci si può distrarre un momento, o un paio d’anni, e subito vi mettete a far debiti». E poi i suoi libri, i suoi scherzi, le rime che spuntano “a tradimento”, i calembours a ripetizione, una pioggia fantastica di figure retoriche, di errori voluti e di surreali note a piè di pagina, le parole che si scambiano, si trasformano, cambiano colore. Proprio come quel semaforo blu, di cui avremmo tanto bisogno di questi tempi. Spiega Rodari: «Il semaforo blu è in un breve apologo, e indica via libera per volare, ma le macchine non capiscono; via libera, insomma, per la fantasia, i giochi di parole, i nonsensi e i plurisensi – e per dire, su taluni argomenti, il contrario di quel che si dice di solito. Un titolo programmatico, ci si potrebbe fondare un partito: un simbolo attraente, ci si potrebbero vincere le regionali siciliane».
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