Paolo Mieli ha ricordato qualche minuto fa su Sky che non si partiva da un pareggio, ma da una penalizzazione fortissima, che derivava dalla caduta (drammatica) del governo e dal logorio a cui Prodi era stato sottoposto almeno da un anno a questa parte. Aggiungerei che si partiva fin dal 2006 dalla mancata gestione politica dell’indulto e dalla prima, incredibile finanziaria, che ci aveva relegato al ruolo di «partito delle tasse». Forse oggi è ancor più chiaro perché si sia perso anche l’anno scorso, nelle amministrative, quando qualcuno si ostinò a cercare incredibili responsabilità locali (nel caso monzese, soprattutto le mie). Partendo da -15% (nel confronto tra centrodestra e centrosinistra), qualcuno sostiene anche da -20%, abbiamo recuperato molto, soprattutto alla Camera, e ciò significa che la campagna elettorale ha dato qualche frutto. Come tutti, anch’io credevo che saremmo andati meglio, ma non mi sono mai illuso circa una vittoria del Pd (che avrebbe comportato, per me, l’elezione a deputato). Si è recuperato molto nell’ambito dell’Unione, per tanti motivi, ma credo che il Pd abbia recuperato qualcosa anche nell’elettorato non tradizionalmente riconducibile al nostro schieramento: sono curioso di vedere i flussi. C’è stato uno spostamento significativo verso destra, in questi anni, e non è un caso che B governerà con una destra pura, in cui vince esclusivamente chi ha parlato di fucili e di indiani da riserva per tutta la campagna elettorale. Uno spostamento verso destra divenuto cronico, a cui Veltroni ha risposto con una campagna entusiasmante. Impossibile, ma comunque carica di significato. Aspettiamo i dati definitivi per le ultime considerazioni. E costruiamo un grande partito: ce n’è bisogno. Studiamo bene i dati lombardi e cerchiamo di capirne di più.
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