Ad un anno di distanza dalla loro nascita, iMille sono partiti davvero. E attraverseranno l’Italia, muovendo i primi passi – in modo filologicamente corretto – dalla Sicilia di Giuseppe Provenzano e dai ragazzi che in queste ore hanno posto con forza la questione meridionale. Insomma, come allora da Quarto, partono i vapori. E noi con loro. Buona politica ieri nella sede romana del Pd: un ispirato Gianni Cuperlo (che ha rilanciato la nostra battaglia ideale), una Marta Meo à la Kennedy (molto convincente, ma non è una novità), un preciso e programmatico (e breve!) Marco Simoni, un appassionato Scalfarotto e un Veltroni che sembrava quasi di essere tornati in campagna elettorale. Per quanto mi riguarda, ho ripercorso temi a me molto cari: superamento degli ex, “prima il partito, poi le correnti”, lavoro sul territorio, nelle istituzioni, contaminazione de iMille con il lavoro di partito (perché è giusto, e anche per superare una parvenza di elitarismo di cui siamo stati spesso accusati). E, soprattutto, un rilancio del pluralismo e del dibattito: perché il pluralismo non si costruisce con le consorterie degli ex, ma con una molteplicità di punti di vista, e una sede dove confrontarli, dove verificarli e misurarli. Questo è il Pd di Veltroni o – ancor meglio – di Borges: «ogni cosa era infinite cose, perché io la vedevo distintamente da tutti i punti dell’universo» (e, in questo ambito, più modestamente, mi sono ritagliato il ruolo di «vedetta lombarda»). Un invito a iMille: perché ogni volta che ci sentiremo una corrente e una burocrazia, ogni volta che si sentirà anche solo il riflesso di un atteggiamento di questo tipo, staremo sbagliando. Noi siamo piuttosto un’agenzia per il Pd, per dare contenuti, strumenti, e soprattutto punti di vista. Sparsi come siamo nel pianeta, funzioniamo meglio di altri, come punti di osservazione. Ecco la mia idea di pluralismo. E quando ieri ho lanciato la raccolta di adesioni alla «corrente dei senza corrente», Walter Veltroni ha alzato scherzosamente la mano. E quando ho chiesto che ci si qualificasse attraverso le cose che si fanno e non attraverso i nomi (e i cognomi) di chi le fa, il segretario del Pd ha commentato positivamente e ha voluto riprendere il passaggio anche nel suo intervento. Insomma, una bella giornata. Di buona politica. «C’è futuro», direbbe Rampi. E «siamo noi quelli che stavamo aspettando», come vuole la citazione del candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, che gli attivisti del circolo online Obama hanno voluto stampare sulle loro t-shirt (di un improbabile arancione, a ricordarci che i colori – dal red al white, per capirci – possono costituire un problema per il Pd, un grande problema).

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti