Ho superato i 400 ‘amici’ ma non ho ancora capito se Facebook è una cosa utile (sicuramente sarebbe utile il suo rovescio…). Nel frattempo, però, ho potuto valutarne la straordinaria potenza di panopticon, ovvero di punto di vista universale sugli ‘affari’ degli altri (e, ovviamente, viceversa, degli altri sugli affari tuoi). Facebook ti informa sulla vita sentimentale di ciascuno (un mio amico ha appreso di essere stato piantato perché la sua ragazza si è settata su single), sulle attività quotidiane, sulle preferenze e sulle nuove amicizie che nascono (sulla rete e nella vita). Il tool più formidabile è quello che ti informa circa lo status di ogni profilo. C’è chi cita canzoni, poesie e battute più o meno comiche, chi scrive cose tipo: «aiutoooo, vacanzeeeee!», chi manda segnali interstellari a chissà chi («da quando te ne sei andata, il cielo è blu elettrico»), e chi si apre e dichiara come si sente ‘realmente’. Gli aggiornamenti sono frequenti e uno può sapere come si sente il proprio amico in quel preciso momento. Propongo di far saltare il giochino, un po’ inquietante, e dare informazioni che depistino i lettori morbosi. Ad esempio, pur essendo in ufficio, oggi scriverò che sto partendo per il Madagascar. Che la mia fidanzata è Heather Graham, anche se lei ancora non lo sa. E che sto male e soffro terribilmente. Ma non è mica vero. Provate anche voi, potrebbe essere divertente. P.S.: alcuni usano lo status all’insegna della vecchia tattica dell’ostaggio: «sono triste» (che significa senza dubbio «venitemi a consolare»), «sono in partenza» («se mi vuoi salutare, è la tua ultima occasione»), «non mi piaci più» (il ‘tu’, in questo come in altri casi, è volutamente generico). E’ la generazione Facebook. Ma non è mica vero. P.P.S.: i sognatori possono usare lo status anche per immaginare la vita che vorrebbero fare. Sarebbe carino e, per certi versi, magico. Pensateci. Anche su Facebook un po’ di romanticismo non guasterebbe.
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