Stavo pensando alla manifestazione del 25 ottobre a Roma. Confermato l’orario assurdo della partenza dei cortei (a riprova che non ci ascolta mai nessuno), è il tema politico a lasciare molto perplessi. La città in cui si è celebrata la sconfitta più pesante della recente campagna elettorale (a proposito, lo sconfitto ‘per’ eccellenza lancia una nuova corrente, “a scavalco” con la destra, siamo messi bene) attende migliaia di persone un po’ spaesate. Avevano detto che a settembre sarebbe cambiato tutto, e invece non è cambiato proprio nulla. Anzi. Dalle frenesie correntizie di luglio si è passati ad un mood quasi melanconico. E’ autunno, addormentatevi bambine. Il tesseramento è partito nel modo più burocratico possibile, i dirigenti nazionali (oggi anche Tonini scopre che si sentono immortali, meglio tardi che mai) che giocano la solita partita e in provincia è tutto un rimbalzare di delusioni e un rumore di ferraglie tattiche (dal “da soli” all’alleanza con il diavolo, per capirci). Così, cari amici e compagni, non va. Le stiamo prendendo di santa ragione e nessuno sembra accorgersi della gravità della situazione. A Roma, ci andremo, ma sarà come tornare sul luogo del delitto, per così dire. Nella speranza che proprio lì succeda quel ‘qualcosa’ che attendiamo. E che i cittadini italiani si meritano. Il Pd è l’unica soluzione, ne sono ancora convinto (soprattutto se guardo a sinistra, dove lo scontro Ferrero-Vendola ha dell’incredibile). Però questo Pd deve corrispondere alle parole pronunciate giusto un anno fa, alla Fiera di Milano. Vale la pena di ripassarle, prima di prendere l’ultimo treno per Roma.
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