Parlo della difesa del territorio, e vi dirò che dal verde padano è il caso di passare, immediatamente, al verde brianzolo. Sì, perché nelle prossime elezioni provinciali si vedrà con precisione chi intende difendere il territorio e chi lo espone al cemento e alla speculazione. Chi vorrà pensare a Piani di governi del territorio equilibrati e chi consumerà porzioni significative di aree verdi e di aree agricole. Chi concepirà l’Expo 2015 nel modo corretto – l’Expo è dedicata all’energia per la vita, al cibo, all’agricoltura, all’ambiente – e chi – come sembra, leggendo dello scontro Formigoni-Moratti – è più interessato a costruire, costruire, costruire. Chi vorrà istituire un osservatorio sul consumo di suolo – come ha scritto Paolo Pileri – o chi se ne disinteresserà bellamente. Si parla tanto del picco del petrolio, ma se attraversate la Brianza (e non solo) scoprirete che il picco del verde è già alle nostre spalle, e che ci siamo già ‘mangiati’ quasi tutto. Pensate a Lissone, ad esempio, con previsioni edilizie che sembra di essere negli anni Cinquanta. Si sente spesso ripetere da esponenti leghisti che «siamo in troppi» (pensando allo straniero, ovviamente), e non si capisce come questi stessi esponenti possano sedere in giunte, come quelle di Desio, dove l’unica filosofia è quella di colmare tutte le aree verdi rimaste. Per poi scoprire che ci sono migliaia di alloggi sfitti, di immobili inutilizzati, di capannoni da affittare (fate un giro sulle nostre provinciali, anche nel Vimercatese, e capirete cosa intendo dire). Ieri, parlando di Cavallera, abbiamo parlato anche di questo. Della nostra terra da difendere e da rispettare, perché è il posto in cui ci è dato vivere. E che dobbiamo, prima o poi, consegnare a qualcuno.
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