Che c’era tutta la Scuola, in piazza Duomo (decine di migliaia di persone, anche se ero con Marco, che ironizza: "secondo la questura, solo tu ed io"). Che non c’erano né la ‘violenza’, né le provocazioni (a parte un Più pompini, meno Gelmini, per dire). Che il Paese si muove, dopo mesi di apatia e di oblio. Che il motto che campeggia sulla pubblicità collocata sulla facciata del Duomo, Desiderantes meliorem patriam, potrebbe anche essere il nostro. Che si torna a parlare di futuro. Che c’erano i ragazzini, e c’erano i ricercatori. Che c’erano i genitori, e c’erano i bidelli. Che c’erano gli insegnanti, soprattutto. Che tutti sembrano avere capito che cosa vuol dire avere una destra (come questa) al governo. Che si torna a pensare in termini di ‘noi’ e non soltanto di ‘io’. Che non sono tutti ridotti al silenzio, al pensiero unico, al conformismo. Che fa piacere, quando a Milano, con il grigio che c’era, sia spuntato il sole. Che Veltroni in piazza a Roma, conforta. Che il Pd si deve muovere, senza strumentalizzare un movimento che ha nella spontaneità il suo tratto più bello, ma deve essere presente. Che la politica si fa anche così, checché ne dica B. Che mi sento meglio, dopo aver attraversato la città, in un qualsiasi giovedì di novembre.
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