Da tempo sostengo che la mia unica corrente sono i Pendem, i pendolari democratici. Con piacere rilevo che il Pd lombardo ha deciso di dare battaglia: qui di seguito il comunicato dell’ottimo Tosi, collega della commissione Trasporti, a proposito del famoso Patto per il Tpl appena firmato in Regione.

Il Patto per il Trasporto Pubblico Locale sottoscritto oggi in Regione Lombardia è un punto di mediazione, e come tale non è particolarmente soddisfacente per gli utenti. Lo hanno sottolineato anche le Province e i Comuni che, firmando il patto, hanno indicato la necessità di ulteriori miglioramenti. Sono principalmente tre le ombre che vediamo nel Patto: l’aumento tariffario, la scarsità di risorse e la mancanza di integrazione tra ferro e gomma. Infatti, riteniamo sbagliato che a fronte di un continuo degrado del servizio, come testimoniato dagli indicatori di puntualità degli ultimi mesi, si concedano incrementi tariffari che possono oscillare tra il 4 al 6 percento, anche se è stata ritirata, su pressione degli Enti locali, la proposta provocatoria di un incremento del 10 percento. Notiamo che la Regione non riesce a mettere a disposizione le risorse necessarie per una vera riforma del settore, e infatti le uniche aggiuntive che la Regione è in grado di garantire, oltre a quelle più volte annunciate, sono gli 88 milioni di euro messi a disposizione dalla finanziaria di Prodi, ripartiti per 19 milioni alle ferrovie e 69 alle aziende di trasporto su gomma. Infine, l’integrazione ferro – gomma sul territorio è ancora molto vaga. Per quando riguarda i servizi ferroviari riteniamo inaccettabile la proposta di nuovi orari avanzata da Trenitalia che di fatto porta ad una diminuzione dei treni a disposizione, maggior disagio con le nuove attestazioni di arrivo a Milano (no più Centrale ma Porta Garibaldi), un nuovo incremento tariffario in aggiunta a quello programmato, nessuna integrazione tariffaria e funzionale tra ferro e gomma, nessun rinnovamento nel materiale. Questa situazione purtroppo è il risultato di una incapacità della Regione che in questi dieci anni non ha saputo costruire con i gestori ferroviari un rapporto di programmazione efficace e tanto meno di aprire il settore al mercato con l’assegnazione dei servizi con gare.

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