Visto da Timbuctù, tutto sembra irreale. E’ questa misteriosa città ad esistere, mentre il mondo appare come una fata morgana. Come il Pd, alle prese con la propria impossibile traversata nel deserto, che ricomincia daccapo, ogni giorno, cancellando le tracce degli innumerevoli percorsi già tentati (azzardati?) in precedenza. Come il mondo, che ritrova il fanatismo e la violenza. Come la guerra e la globalizzazione, che arriva fino alle porte della città, tra Marco Polo, Calvino e Salvatores. A Timbuctù, l’ombelico del mondo, i rom sono i tuareg, le migrazioni una componente essenziale, la miseria è dignitosa, e tutto è un po’ sacro per davvero. A Milano dicono che nevichi, e qui la sabbia fa lo stesso effetto. Si deposita, rende soffici le piste, attutisce i contrasti, confonde le cose. E fa pensare che tutto sia possibile. Anche se poi, lo sappiamo, il mondo là fuori è un’altra cosa.
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