In molti mi dicono: non se ne può più di questo Pd, dei soliti personalismi, di quella strana sensazione da Unione che continua a respirarsi al suo interno, delle contraddizioni e dell’incapacità di parlare alla società italiana che il nuovo partito eredita da quelli ‘vecchi’. Quasi tutti ce l’hanno con i dirigenti nazionali e con i loro rappresentanti a livello locale, a questa «vita bassa» – per usare l’immagine di Arbasino – a cui siamo costretti. Il tono della contestazione sale, così come cresce la disillusione nei confronti del partito e delle sue prospettive. Credo che sia un tema sul quale riflettere e rispetto al quale agire. Quanto prima (prima che sia troppo tardi). In molti mi dicono: prendete voi l’iniziativa, fatevi sentire, ora tocca a voi. E non lo fanno solo i ‘giovani’ contro i ‘vecchi’, lo fanno soprattutto i ‘vecchi’, almeno coloro che sentono la necessità e l’urgenza di mettere in pratica quel cambiamento che è stato più volte annunciato ( e che Giannini descrive perfettamente nel suo ultimo libro, dedicato a B e alla stagione politica che stiamo vivendo). Credo che sia venuto il momento di farlo: non so ancora esattamente come, ma so – di certo – perché. Così non si può andare avanti. E per la prima volta, in questi termini, sono d’accordo anch’io.
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