Leggete il numero di Diario in edicola, in particolare l’inchiesta di Mario Portanova (che, in ogni caso, trovate anche qui). Parla di noi, della Brianza, delle infiltrazioni mafiose, del ruolo del Comune di Desio, delle connivenze politiche, di alcuni omissis che sarebbe interessante svelare. Ne riporto un breve passo, dopo aver parlato delle stesse cose nella bella iniziativa promossa, lunedì scorso, dal circolo del Pd di Desio.

«Il settore edilizio è sicuramente il più infiltrato, sia dal punto di vista dell’aggiudicazione delle aree sia da quello dell’esecuzione dei lavori», conferma Antonio Pizzi, procuratore capo di Monza, la capitale brianzola che si appresta a staccarsi da Milano e a diventare provincia a sé. «Dietro l’apparenza di società legali, si celano personaggi certamente riconducibili alla ’Ndrangheta, che quando serve fanno valere i loro metodi: minacce telefoniche, buste con proiettili, spari contro portoni, macchine incendiate.» E in Brianza queste organizzazioni
«stanno consolidando i loro affari». Per dire quanto floridi questi affari possano essere, basta una cifra: 100 milioni di euro. È il patrimonio che nel settembre scorso la Guardia di finanza, su ordine del procuratore
Pizzi, ha sequestrato a Salvatore Izzo, un pregiudicato napoletano residente da anni a Milano. Oltre 70 milioni erano investiti in palazzi e terreni, molti dei quali sparsi tra Desio, Monza, Lissone, Carate, Seregno e Arcore. Un immobiliarista di Lissone coinvolto, Ivan Chiusi, ha già patteggiato una pena di tre anni e due mesi di reclusione per riciclaggio. Gli investigatori ipotizzano rapporti tra Izzo e la Camorra. Attraverso il riciclaggio
e l’usura le organizzazioni criminali contaminano l’economia sana. Quando l’imprenditore non ce la fa a restituire il prestito, è costretto a cedere la propria azienda al mafioso oppure a prenderselo in casa come ingombrante socio. C’è, però, un altro fronte, se possibile ancora più pericoloso: «Negli ultimi anni la Procura si è dedicata soprattutto all’infiltrazione di persone legate alle cosche nella pubblica amministrazione, in particolare nella macchina comunale, un fenomeno ancora poco indagato in Brianza», conclude Pizzi: «Grazie a loro, le associazioni criminose riescono ad aggiudicarsi le aree edificabili e i lavori più appetibili.»

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