Assisto interdetto alle polemiche sull’immigrazione che dividono il Pd. Da una parte, Chiamparino, Penati e Letta (il moderato Letta?), dall’altra Zanonato e Cofferati. A me pare che il problema sia molto semplice. Che il Pd non abbia una politica sull’immigrazione, né sulla sicurezza, né sull’integrazione. E che in questi anni nessuno abbia lavorato per costruirla. I respingimenti sono un falso problema, come sanno tutte le persone perbene. Chi si mette in cammino per arrivare qui, attraverso il deserto, affrontando esperienze inenarrabili e disumane, subendo violenze ed esponendosi all’umiliazione, dovrebbe essere ‘trattato’ dai politici di sinistra con un maggiore rispetto. Basta aver letto qualche libro per farsene un’idea, come quello che ci parla di Manadou e di altre storie simili alla sua. I pericolosi clandestini da respingere rappresentano una quota minima del fenomeno dell’immigrazione, tra il 5 e il 10% (e forse le stime sono anche gonfiate), ma a sinistra pare che lo abbiano dimenticato tutti (e di solito, a parlarne, è Pisanu, che in questo caso fa il democratico in outsourcing). Inseguire la destra su questo terreno è semplicemente vergognoso. Piuttosto c’è da chiedersi perché, pur avendo governato tutti, destra e sinistra, in questi anni, non si siano trovati strumenti più adeguati per fare cose semplici e giuste. Primo, per regolare i flussi (come si fa in altri Paesi, ad esempio in Canada), regolarizzando le persone che in Italia lavorano, anche da clandestine (perché, ed è un’altra cosa da ricordare sempre, quasi tutti i clandestini che circolano per il Paese sono persone che lavorano come badanti, nei cantieri edili, nelle aziende e nei campi italiani: definirli criminali mi pare assurdo e basta). Secondo, contrastando le agenzie criminali che fanno di mestiere la tratta delle persone dall’Est e da Sud verso l’Italia. Terzo, favorendo i processi di integrazione, totalmente assenti dai decreti governativi e affidati, in Italia, ai soli enti locali. Quarto, intervenire duramente nelle zone di degrado, come è stato fatto a Torino (da Chiamparino) e a Padova (da Zanonato). Per tutto questo, ci vuole informazione e impegno: bisogna dare ai cittadini gli strumenti per comprendere questo fenomeno, per interpretarlo correttamente, per conoscerlo. Perché le cose che si conoscono fanno meno paura. Perché un partito che si esprime con una sola voce, è più forte. Perché per contrastare la deriva culturale della destra, non bisogna infilarsi in questa deriva, ma tenere una posizione propria per più di due settimane. Perché non è questione di essere buoni o cattivi, ma di essere intelligenti. Ecco, spero che al Congresso, tra buonisti e cattivisti, si impongano gli intelligentisti. Farebbero bene al Pd, agli stranieri e, soprattutto, agli italiani. P.S.: un’altra cosa che dovrebbe fare l’opposizione, anziché prodursi in dichiarazioni sui giornali, sarebbe quella di fornire i risultati di tante iniziative muscolari del governo: per prima cosa, a proposito dei famosi militari di La Russa. In secondo luogo, a proposito delle ronde. In terzo luogo, a proposito del numero dei clandestini. Perché le sorprese sarebbero sconvolgenti per tutti, per i sostenitori delle ronde democratiche (in Lombardia furono presentate lo scorso anno su proposta della segreteria, con un provvedimento in tutto simile a quello proposto dai leghisti della mia città), per i più realisti del re, per i dichiaratori di professione. E conoscere i fallimenti degli altri, ci farebbe prendere anche qualche voto in più.
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