Leggo i giornali. Sono in tanti ticket. Con Chiamparino (che stimo più di ogni altro), con Marino (che non ho il piacere di conoscere), con Serracchiani (che, a volte nello stesso articolo, danno per vice di Franceschini). Sono candidato a tutto, dal condominio alla presidenza della Regione Lombardia (sì, ciao). Vorrei dire ai miei venticinque e-lettori che è tutto sovradimensionato, impreciso, esagerato. Che vorrei fare il “cambio prenotazione” e stare in ticket, al sole, con una bella donna, in un’isola del Mediterraneo e tornare a novembre con un partito che non sia come quello che appare oggi sui giornali, con qualcuno che ha già vinto il Congresso (il solito Aiace), il Patroclo reloaded che si candida a esser nuovo, l’Agamennone che organizza le truppe come se si trattasse di un mero scontro di burocrazie. E Ulisse ancora in viaggio, distratto da ben altri ticket. Vorrei dire che credo che il percorso sarà lungo e che questo Congresso si configurerà (purtroppo) come una lotta per bande (particolarmente tonici, oggi, i bindiani, che avevo perso di vista: a volte ritornano e, per farlo, scelgono il momento più sbagliato). Che lavoro per una «terza via» che è molto più di una candidatura (certamente più della mia candidatura). Che voglio fare rete, capire meglio le cose, lavorare per un coinvolgimento più ampio, per proposte più comprensibili, per un partito meglio organizzato. Perché un partito che non funziona, non è nemmeno democratico. Leggo di Bersani e di Franceschini e penso: ma se hanno così chiaro il quadro e presenti le cose da fare, perché in tutti questi anni non sono riusciti a praticarle e a diffonderle? Misteri del Pd e della sinistra italiana. Nel frattempo, organizzo il Lingotto, che vuole essere un momento diverso dagli altri, in cui si parlerà delle cose da fare, di come organizzare il Congresso, di come strutturare il partito, del ruolo dei circoli, del metodo da individuare per decidere (e fare) le ‘cose’. Tutte ‘cose’, appunto, che non trovereste sui giornali, né in questo Pd che continua a essere “vecchio dentro”, come si potrebbe definirlo, con espressione volgare ma molto precisa. Vorrei un ticket per volare via, verso Chicago, per dire, dove hanno fatto esattamente il contrario di quello che si fa dalle nostre parti. Possibile che non riescano a capirlo? Risponditore automatico: sì.

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