Il Lingotto sarà il Pd come lo vorremmo. Sarà aperto a tutti, a prescindere dalle provenienze geografiche, culturali e politiche. Prima di entrare, tutti saremo invitati a bere un po’ di acqua del Lete, per evitare di ricordarsi da dove veniamo, cercando di guardare a dove si va. Sono invitati e parteciperanno franceschiniani (a cominciare dal primo, Franceschini), bersaniani, vulcaniani, ottentotti e parigini. Non ci sono limiti di età, è promossa da giovani, ma aperta a tutte le generazioni (come è ovvio che sia). Il Lingotto sarà autoconvocato e autosostenuto (economicamente e politicamente: si fa la colletta, per capirci). Sarà la platea che al Pd è sempre mancata. Chi è famoso è svantaggiato: parla già da tempo (troppo!, insinua qualcuno, maliziosamente) e ampio spazio sarà dedicato soprattutto coloro che hanno inviato un loro contributo, dalla famosa base, sempre evocata e quasi mai frequentata. Alla mattina si parlerà di organizzazione, di congresso e di partito, con un sapore però immediatamente politico. Al pomeriggio si parlerà di programma e di progetto. Andando via da lì, avremo molte cose da fare, e lo decideremo insieme. Nessuno si candiderà ex abrupto, nessuno sceglierà di stare con questo o con quello, si cercherà la strada più coerente e più credibile per affrontare questa stagione congressuale, partita nel peggiore dei modi. Avevamo parlato, tanto tempo fa, di una Woodstock democratica, di una grande assemblea indipendente in cui confrontarci liberamente. Questo è il momento.

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