A proposito del Congresso del Pd, abbiamo detto e ripetuto che intendevamo partire dalle cose e non dalle persone e che vi avremmo aggiornato strada facendo sull’evoluzione delle cose (e, conseguentemente, delle persone). Ora, ieri al Lingotto l’opinione largamente maggioritaria che è emersa è che nessuno dei due candidati in campo sia, di per sé e così come si sono presentati, la soluzione. Quasi tutti quelli che sono intervenuti (più di mille nel corso della giornata da più di cinquanta province) pensano che ci voglia qualcosa di diverso dalla cooptazione, che si debba ripartire dai territori, che si debba evitare di farsi coinvolgere dai cosiddetti apparati (che fa anche un po’ paura, come espressione), e che prima di vedere quelle che Bersani chiama piattaforme (“petrolifere?” potrebbe pensare qualcuno, memore della sua sensibilità ambientale), non si possa decidere nulla o quasi. E che però si debba evitare qualsiasi velleitarismo (anche nella forma aurea del narcisismo, che ha già mietuto parecchie vittime), confrontarsi con la realtà, conservare un po’ di modestia (il contrario della mediatizzazione a cui siamo stati sottoposti tutti, chi più, chi meno) e avanzare una proposta razionale. E, ancora, che si debba allargare lo spettro, sapere che all’interno della galassia del Pd siamo parziali e che non dobbiamo cercare conforto tra di noi, ma da parte dei cittadini italiani. Posso dire che nelle prossime ore cercherò di non derogare a queste indicazioni e a questi principi che sento miei e che voglio condividere con voi. Per ora, posso dirvi che le cose che sono state dette ieri (lo so, sono intervenuti troppi parlamentari, avete ragione e me ne scuso a nome di tutti), sono già diventate patrimonio del Pd o di quella parte del Pd che è curiosa e disponibile a mettersi in gioco. E che il nostro lavoro non si ferma qui, perché a parte la delicatissima questione della candidatura, proseguiremo all’Aquila, sabato 4 luglio, insieme a Michele Fina, che ieri ha aperto la nostra assemblea, e che il sabato successivo (l’11 luglio) chiediamo a tutti di ‘contarsi’: ovvero di prendere la tessera del Pd e di organizzare, nel proprio circolo e nella propria città, un momento di promozione dell’adesione al partito. Passaggio essenziale per estendere la base elettorale del Congresso e per dare il segnale di un partito che vuole investire prima di tutto su se stesso. Non lo ha mai fatto, se ci pensate bene. Ecco, è il momento di fare anche questo.

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