Scandicci e poi Broni e poi Lecco e poi Milano e poi Assemini, provincia di Cagliari. Forse la serata più appassionante, vissuta da un cultore della politica sarda che cerca di capire che cosa può succedere ora, dopo la triste sconfitta di febbraio, che su questo blog fu descritta diffusamente. Tante democratiche e tanti democratici a discutere e a confrontarsi liberamente e senza peli sulla lingua. C’è chi sta con Soru sicuro, chi con Soru con qualche distinguo, chi con Cabras (pochissimi) e chi si chiede se non sia il caso di guardare avanti. Di recuperare, come dice il mitico Tore Sanna, il senso del progetto riformista di Soru e proseguire con altri mezzi (e forse – sia detto con qualche cautela – anche con altri interpreti). Tutti fanno riferimento, nei loro interventi appassionati, a Tramatza, una piccola località della Sardegna centrale dove si svolgono le riunioni dell’assemblea regionale sarda. Domani ci passo e cerco di capire come mai tutti ne parlano come se stesse al centro del triangolo delle Bermude. Vi farò sapere. Nel frattempo avanzo una proposta: facciamo come se Tramatza e la sua sindrome non esistessero. Immaginiamo un partito che in Sardegna pensi a se stesso “da oggi in poi”. Proviamoci. Abbiamo tutta la vita davanti, no?
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