Chi ha più filo da ‘tessere’: il partito degli appartati

Lo dico con rammarico, ma il Pd sta facendo una pessima figura sul tesseramento. Una storia costellata di errori che vale la pena di ricordare: per prima cosa, per tanti mesi, di tessere ne sono state fatte troppo poche e non si è investito a sufficienza sulla campagna di promozione del tesseramento, presi da (ben) altri problemi. Ci si è ritrovati così con una base congressuale povera e diffusa in modo non equilibrato sul territorio nazionale. Poi è partita, in alcune parti del Paese, la corsa a tesserare a più non posso, muovendo dagli archivi degli iscritti ai Ds e alla Margherita, con un’operazione di sapore spiccatamente correntizio. Poi, ancora, si è dato vita all’incredibile bagarre sull’iscrizione di Grillo e, nel frattempo, non si è intervenuti, come sarebbe stato doveroso fare, per fare in modo che le persone singole (quelle che aderiscono spontaneamente, senza essere sollecitate) potessero iscriversi. Troppi circoli chiusi, troppe incertezze sulle modalità, troppi ‘respingimenti’, segnalati in ogni parte d’Italia da persone prima entusiaste di potersi iscrivere, poi frustrate dall’atteggiamento della nostra struttura, poi confermate nell’idea che il Pd non sia una cosa seria. Eppure sarebbe bastato "un cartello giallo, con una scritta nera" fuori da ogni circolo, con gli orari di apertura e un numero di telefono. Non dico un sito internet o una casella di posta elettronica (guai!). E sarebbe bastato che oggi la direzione nazionale, alla luce di quanto ho cercato di riassumere, decidesse per un prolungamento del tesseramento. E con una nota di scuse indirizzata a tutti coloro che hanno perso tempo per iscriversi e non ce l’hanno nemmeno fatta. A me questo non sembra il partito degli apparati, ma quello degli appartati. E il filo da tessere è poco: e tutto sommato si preferisce che sia così.

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