Sento evocare spesso, nel corso della nostra infinita stagione congressuale, l’argomento della discontinuità. Si dice che si deve cambiare, che i primi due anni non hanno funzionato, che il Pd è partito male. Cose abbastanza condivisibili, a patto che a sostenerlo non siano gli eterni protagonisti della politica del centrosinistra italiano. Come mi è capitato di ricordare anche oggi, quasi tutti i protagonisti della campagna congressuale fanno parte della prima stagione dell’Ulivo. Sono gli stessi da quindici, vent’anni e, dopo vent’anni di onorato servizio, sostenere con forza l’argomento della discontinuità è un po’ curioso. Soprattutto quando, come capita in Lombardia, c’è chi invoca la discontinuità per quanto riguarda il livello nazionale e la continuità a livello regionale, con la conferma del gruppo dirigente uscente. A volte non capisco, mi sento spaesato, mi trovo a disagio.
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