Per capire l’integrazione (and its enemies), correte in libreria a comprare il libro di Roddy Doyle, Irlandese al 57% (Guanda). I racconti vengono da qui (precisamente qui). Gli irlandesi dei Commitments (da cui la celebre citazione: «Gli Irlandesi sono i più negri d’Europa, i Dublinesi sono i più negri di Irlanda e noi di periferia siamo i più negri di Dublino, quindi ripetete con me ad alta voce: “Sono un negro e me ne vanto!”») sono alle prese con l’immigrazione e con le nuove e sorprendenti sfide di un mondo profondamente cambiato. La ricchezza ha cambiato il paese e ha attratto sconosciuti provenienti da ogni confine, creando problemi altrettanto inediti, per una popolazione abituata piuttosto ad emigrare che a ricevere ‘visite’. Difficile dire quanto uno sia davvero irlandese (difficile soprattutto stabilirlo, come vorrebbero fare tanti ‘scienziati’ della politica anche nel nostro Paese), difficile liberarsi dai luoghi comuni, anzi, molto facile cascarci con tutti e due i piedi. Indovina chi viene a cena? La domanda è sempre valida, solo che questa volta è l’Europa a chiederselo. P.S.: quasi quasi spedisco a Doyle la rassegna stampa italiana di questa estate: inni e bandiere regionali, test di milanesità (e lombardità), criteri molto improvvisati per l’accesso alla cittadinanza, negazioni della società multietnica (quale, la nostra? Non sia mai!), provocazioni di tutti i tipi. Chissà che non scriva qualcosa anche su di noi.
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