Da qualche giorno è ripreso il tormentone dell’estate: «Perché non ti candidi?». A luglio me lo chiedevano per la segreteria nazionale, oggi per la presidenza della Regione. L’unico posto a cui non sono stato candidato era quello di Mr. Pesc (me l’avevano sconsigliato…). Ora, vale la pena di chiarire alcuni elementi. Fin dall’inizio della campagna congressuale, con uno sparuto gruppo di ingenui, chiediamo di far coincidere le primarie per il segretario con quelle del presidente della Regione, proponendo a tutti e tre i candidati di indicare il nome che preferiscono. I rappresentanti della mozione Bersani e della mozione Franceschini dicono che è meglio di no. Ci sono le alleanze da fare e il segretario sostiene che ci vogliono le primarie di coalizione, da fare dopo, tra dicembre e gennaio, perché «non bisogna farsi prendere dalla frenesia» e il Pd non può decidere da solo (l’esatto contrario di quello che era stato affermato, un anno fa, con un contributo dal titolo: «Dirompenti come in Lombardia. Non soli, ma liberi», quando era di moda la vocazione maggioritaria e, personalmente, esprimevo più di una perplessità). Poi si è iniziato a parlare dei candidati: il più gettonato è sempre stato Filippo Penati, numero due di Bersani, che però non scioglie la riserva. Poi si è parlato a lungo di un candidato moderato, nella speranza che arrivasse l’Udc, ma l’Udc non è arrivata, anzi: pare vada con Formigoni (era data 100 a 1, ma nessuno lo poteva prevedere…). Ora ci ritroviamo con un’alleanza stretta: Pd, Idv, SL e ‘rotti’ (rispetto al rinnegatissimo schema della vocazione maggioritaria, insomma, “in più” c’è solo un partito). In compenso non abbiamo ancora il candidato presidente, esattamente come nel 2005, quando fu trovato il 23 dicembre. Possiamo migliorare il record. E qualcuno inizia a dire: è troppo tardi per fare le primarie. Già. Insomma: abbiamo un’alleanza stretta, senza candidato e, se tanto mi dà tanto, anche senza primarie. Quanto al nome del candidato, secondo gli analisti più sofisticati. potrebbe essere lo stesso segretario regionale. In questo contesto, il nome del vostro affezionatissimo circola da settimane: ne hanno parlato i giornali e la risposta, da parte mia, è sempre stata: «se il partito ne è entusiasta, sono a disposizione». La mia non è una formula di cortesia, ma una precisa richiesta: chi si candida in Lombardia, ha bisogno che tutti lo sostengano. La risposta, da parte della ‘base’ è stata di incoraggiamento, da parte dei dirigenti del Pd non è stata né positiva, né negativa: non c’è proprio stata. Zero carbonella. Nessuno mi ha nemmeno telefonato. Probabilmente, nel Pd della Lombardia, la mia candidatura è presa come una provocazione. Ed è giusto che sia così. E a chi mi dice: «Fai come Renzi!», gli rispondo che Renzi stava a Firenze, faceva il presidente della Provincia, e le primarie si sono svolte un anno prima delle elezioni. Una bella differenza. Ora, chiedo a voi, con il sistema dei CivaPolls, che cosa fareste al posto mio.
P.S.: nel frattempo, in Lombardia ne stanno succedendo di tutti i colori (vedi alla voce bonifiche). Ma non fa niente…
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